Rinculi

Proprio nel punto iniziale A del racconto circolare A il personaggio A chiede al personaggio A1: «Credi che tra una cosa e se stessa vi sia qualcosa?».
A1: «No. Nulla».
A: «Quando dici che tra una cosa e se stessa non vi è nulla intendi questo nulla come una curvatura infinita dell’infinito? Voglio dire: chiami nulla un infinito infinitamente curvo e contratto su se stesso fino a coincidere con sé in un punto infinitamente denso rappresentato dalla cosa? Oppure dicendo che tra una cosa e se stessa non c’è nulla intendi dire che tra la cosa e se stessa vi è il non essere, l’infinito vuoto, o magari l’infinito vuoto d’infinito?».
A1: «Tra una cosa e se stessa c’è solo la cosa stessa, e niente altro. Non può esservi spazio neppure per il più sottile pensiero di Dio. E comunque non è il caso di dare corpo alle astrazioni. Il piano dell’essere effettivo è e sarà sempre diverso da quello dei puri concetti».
Come per magia, non appena il mistero è svelato, A1 si trasforma in A, il personaggio A ritorna all’istante nel punto A del romanzo A. E il romanzo A si contrae fulmineamente, e ritorna con tale slancio nella mente dello scrittore di racconti circolari A da trapassarla come un proiettile, provocandone la morte, e finanche l’inesistenza – inesistenza A.
A d’altra parte affonda con tale forza nell’inesistenza che ne viene respinto elasticamente. Ed è così che ritorna di rimbalzo nel punto iniziale A del racconto circolare A, in cui il personaggio A chiede al personaggio A1: «Credi che tra una cosa e se stessa vi sia qualcosa?» e A1 risponde : «No. Nulla», e così via nell’infinito A.



    





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