Chiasmo

Uno psicoanalista ha in cura un maniaco dei rumori domestici.
Il maniaco è disturbato dal più tenue suono.
Da anni non riesce a dormire, e tanto meno a concentrarsi, senza usare degli speciali tappi isolanti.
Lo psicoanalista gli spiega ad ogni seduta che i rumori che lo ossessionano sono principalmente dentro di lui.
Il paziente pian piano guarisce.
Non senza una certa sorpresa dello stesso analista.
Ma ora che il paziente lo ha lasciato, lo psicoanalista comincia a sentire dei rumori in casa.
Prima impercettibili.
Poi insopportabili.
Benché siano sopportabili o addirittura impercettibili per chiunque altro.
Non riesce a smettere di concentrare la sua attenzione sui rumori, anche i più insignificanti.
Per lui diventa impossibile riflettere, lavorare, dormire.
L’ossessione dei rumori diventa il centro della sua vita.
Un giorno, mentre passeggia lontano da casa, lontano dalla realtà e dal riverbero immaginario dei rumori domestici, incontra il suo vecchio paziente.
Il paziente, ormai guarito, non sembra sorpreso dal nervosismo dello psicoanalista: «Ho un segreto da rivelarLe», gli dice avvicinandosi.
«I miei rumori non erano in me, come Lei diceva, ma all’inverso troppo fuori di me… Io non sentivo come sufficientemente interni quei rumori esterni, di cui pure avevo assoluta nostalgia. Il problema era scovare uno spiraglio attraverso il quale riguardare in qualche modo l’esterno come l’interno, il lato interno dell’esterno. Questo l’ho sempre saputo. Ma proprio questo non potevo dirLe. Per guarire dalla mia ossessione, infatti, avevo bisogno di qualcuno che mi dicesse appunto il contrario, pensando che io credessi fosse vero. Quel puro rumore, il rumore di quella spiegazione superficiale, a metà tra l’essere e il nulla, tra l’esterno e l’interno, era il mio pretesto, la mia occasione di salvezza. Solo in questo modo, fingendo io di crederLe senza che Lei lo sapesse, Lei poteva essere per me l’interno dell’esterno, e l’esterno dell’interno. Grazie alla sua interpretazione grossolana, alla Sua provocazione, che io stesso, io solo, percepivo e creavo, il mio sottile senso della realtà ha potuto sgranchirsi, ritrovare forza e allo stesso tempo sensibilità, la sua originaria ambiguità. Proprio in quanto riconoscevo quel Suo pensiero come errato, distante, esterno dall’interno, internamente esterno, per così dire, esso era per me come un asse, come un cardine che mi riportava finalmente verso l’esterno, distraendomi dall’interno dei rumori. Ecco, Lei ha confuso i rumori interni con l’interno dei rumori, e i rumori esterni con l’esterno dei rumori. Lei ha confuso la mania con la nostalgia, proprio perché vede solo un lato delle cose, perché è un uomo rozzo, perché ha una mente rozza e senza speranza di evolversi. Ma d’altra parte, ora che anche Lei sa questo, non avrà più nessuna via per guarire, nessuna via d’uscita da sé, perché nessun dire e nessun silenzio potranno distrarLa dalla Sua rozza confusione e dal Suo rozzo silenzio. Ora Lei è la malattia e la cura, entrambe incurabili. E io sarò per sempre la sua porta chiusa».



    





English
Italiano

info@mondogabriels.com