S percepisce solo un forte strattone, e il suo breve grido. In questo modo S si accorge che il racconto circolare gli ha tagliato via l’indice e il medio della mano destra. Poi S rimane esterrefatto alla vista delle due dita sul piano del racconto. Poi S raccoglie in fretta le dita sanguinanti e prova a riattaccarle ai monconi corrispondenti, come se potesse avvenire un miracolo, come se la frazione di tempo del taglio, in fondo infinitesimale, potesse per miracolo essere annullata, rimarginarsi. Ma nessuna delle dita si ricompone. Le superfici circolari, perfettamente lisce, di un rosso vivo, con il cerchio interno più piccolo e chiaro dell’osso, slittano l’una sull’altra. Così S urla più a lungo, maledicendo la sua disattenzione. Poi S si stringe la mano destra con la sinistra. Poi S si guarda intorno per chiamare qualcuno, ma non c’è nessuno, solo un vuoto accecante, e il racconto che continua a girare. E la rabbia di S è tale che comincia a prendere a pugni e calci il senso del racconto, e le dita delle sue mani e dei piedi volano via maciullate in un istante, insieme a spruzzi di sangue scuro e schegge di ossa. E quando delle sue mani e dei suoi piedi, e delle sue braccia e gambe, non rimangono che moncherini informi, allora, con tutte le sue forze, e un orrendo stridore, e una nuvola di vapore e avorio sminuzzato, S addenta il senso del racconto circolare, e serra la presa, finché non un solo dente esiste più come dente, e la sua bocca si spacca in un enorme sorriso sanguinante. Ma S ha ancora una fronte, e con questa colpisce il senso del racconto circolare, fino al punto che il suo cranio si apre in due e il suo cervello si riversa sul foglio su cui sta scritto esattamente questo racconto circolare.