GIOCATTOLI PER MALINCONICI


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CIÒ CHE STA SOTTO L’OMBRA
(Anamorfosi di un cattivo pensiero III)


La parola tradotta è una parola chiamata per nome.
Solo nella traduzione un nome può venire chiamato per nome.
Nella traduzione posso chiamare «ombra» «shadow», e «shadow» «Schatten», e così via, fino alla fine delle lingue che nominano.
Analogamente solo in scultura l’ombra può fare ombra.
L’ombra scolpita è un’ombra produttrice di ombra, o soggetta ad ombra, ricettacolo d’ombre, a seconda del punto di vista; è un’ombra umbratile, o meglio un’ombra che si adombra ombreggiando. L’ombra seconda diventa la muta voce della prima ombra, mettendone in dubbio il primato.
La distanza tra le due ombre è un baluginare di luce dentata, un guardiano insuperabile ( – feroce come la distanza tra l’idea e la realtà, tra la motivazione e l’atto, tra l’aspettazione e l’adempimento – ) che guarda contemporaneamente l’una e l’altra ombra.
Il suo occhio è l’occhio della parola-ombra ( – e allo stesso tempo delle parole «ombra» «shadow» «Schatten», e così via fino alla fine delle
lingue che nominano – ) che sbircia da un impercettibile abisso: l’ombra della parola, il segno della sua consistenza, del suo essere questa parola e non altro, il puro nominare.



(2005)
Bronzo lucidato; occhi di vetro dipinti; ombra in plexiglas nero
23,5 cm (h) x 25 cm x 18 cm (ombra esclusa)
Fonderia Mansutti (Roma)