Relatività

Attraverso sofisticate sonde cerebrali, uno scienziato scopre che l’attività psichica delle rane infilzate dal becco di un airone, negli ultimi istanti di vita supera mediamente per intensità e profondità quella di Einstein e Nietzsche. Le visioni di una rana morente sarebbero di gran lunga più essenziali e complesse della legge della relatività e dell’idea dell’eterno ritorno. Spinto dal successo di questo primo, casuale esperimento, scopre poi nell’agonia di un verme da pesca una sintesi della filosofia hegeliana. Dal martirio di una mosca distilla l’intuizione del calcolo infinitesimale. Nel decesso improvviso di un ragno scorge tutto Hjelmsev. All’ultimo alito di una formica strappa il meglio di Spinoza. Da un’aragosta bollita viva succhia via tutto il primo Wittgenstein. E dall’infarto indotto di una pecora deduce almeno il secondo Heidegger. Per qualche tempo gode di una certa popolarità accademica, ma quando il suo peggior rivale dimostra inoppugnabilmente l’inconsistenza dei suoi esperimenti, decide di suicidarsi – anche per verificare in prima persona, nell’istante estremo dell’agonia, e dunque in un attimo di miracolosa capacità psichica, la sua teoria. Scopre che in effetti aveva ragione l’altro.



    





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